La dichiarazione di successione si rivela necessaria nel momento in cui, a causa di un decesso, diritti e beni devono passare dal deceduto ai suoi eredi. Si tratta di una procedura che prevede un preciso iter, determinate formalità e un corollario di documenti.
Cerchiamo di approfondire la questione sotto diversi aspetti.
Per prima cosa è necessario sapere che ci sono due diverse tipologie di successione.
Nel caso in cui la persona defunta abbia predisposto e lasciato un testamento valido per la legge italiana, la successione viene definita testamentaria, poiché in tale documento è stata espressa la volontà di colui (denominato “de cuius”) che lascia in eredità il suo patrimonio.
Viceversa, in assenza di un testamento (o di uno valido) si apre la successione legittima, regolamentata in Italia da norme ben precise che individuano i cosiddetti “chiamati all'eredità” tra i familiari del defunto, fino al sesto grado di parentela.
In entrambi i casi, comunque, va presentata una dichiarazione di successione, tramite la quale gli eredi comunicano, in pratica, all'Agenzia delle Entrate che riceveranno il patrimonio del defunto. In base alla documentazione presentata verranno quindi comunicate le imposte da pagare, secondo quanto stabilito dalle normative vigenti.
Sono obbligati a presentare domanda di successione:
Tuttavia per legge ne sono esonerati il coniuge e i parenti in linea retta, a patto che l’attivo ereditario non superi il valore di 100.000 euro e non vi siano compresi beni immobili o diritti reali immobiliari.
Anche in questo settore la tecnologia moderna può contribuire a semplificare un po' le cose. Se non la domanda in sé, almeno la sua presentazione.
Per tutte le pratiche aperte a partire dal 3 ottobre 2006, infatti, è in vigore dal 23 gennaio 2017 la presentazione per via telematica, sia tramite i canali istituzionali appositi (Fisconline ed Entratel) sia ricorrendo alla consulenza di un intermediario abilitato, sia ancora rivolgendosi, preferibilmente previo appuntamento, all’ufficio territoriale competente.
La dichiarazione viene rilasciata tramite la compilazione di un apposito modello, composto da due fascicoli suddivisi in più quadri nei quali vanno indicati tutti i dati relativi al caso, dagli eredi all’attivo ereditario, dalle donazioni alle passività.
La trasmissione telematica consente inoltre di richiedere in automatico le volture catastali degli immobili indicati nella dichiarazione.
La dichiarazione va presentata di norma entro dodici mesi dalla data del decesso del cosiddetto “de cuius”.
“Di norma” perché sono previsti esplicitamente dalle leggi vigenti alcuni casi in cui il suddetto termine dei dodici mesi viene fatto partire dalla data di alcuni eventi specifici, tra i quali, per esempio:
Ciò che conta è che, nel lasso di tempo che intercorre fra il decesso e la presentazione, non venga compiuto alcun atto che modifichi in qualsivoglia modo il patrimonio ereditario.
Chi sono coloro che devono affrontare i costi della pratica? Naturalmente gli eredi (anche quelli che hanno accettato l’eredità con beneficio d’inventario, per quanto riguarda la loro quota), i legatari e coloro che sono stati chiamati all’eredità e non hanno ancora deciso formalmente di accettarla, ma sono comunque in possesso di beni ereditari.
Passiamo ora all’aspetto strettamente finanziario della questione, ovvero quello che riguarda la tassa di successione, abolita nel 2001 e reintrodotta nel 2006.
Si tratta dell’imposta che grava sul trasferimento di proprietà di beni e diritti sugli immobili da un defunto a un erede e viene calcolata sul valore complessivo dell’eredità, con aliquote diverse a seconda di chi eredita e di cosa eredita.
Per esempio il coniuge, i figli e i parenti stretti non sono tenuti a pagare alcuna imposta se il patrimonio ereditato ha un valore minore di un milione di euro, altrimenti devono corrispondere un’aliquota del 4 per cento più l’imposta catastale e ipotecaria.
Stesse eccezioni si applicano a fratelli o sorelle, che però, se oltrepassano la soglia dei 100.000 euro ciascuno, vedranno applicata un’aliquota del 6 per cento.
Gli altri soggetti chiamati all'eredità dovranno invece mettere in conto un'aliquota dell'8 per cento.
Può rivelarsi una questione piuttosto complessa, naturalmente, dal momento che coinvolge persone, beni, rendite e disposizioni legislative, quindi è spesso consigliabile rivolgersi a un professionista di fiducia.
Quando si presenta la dichiarazione di successione è necessario allegare diversi documenti, che vanno inseriti nei corretti quadri di cui è composto il modulo per la dichiarazione stessa. Prendendo in considerazione un caso generico che non presenta caratteristiche tali da richiedere una documentazione particolare, si tratta in sostanza dei seguenti.
Per quanto riguarda quelli relativi al defunto:
Naturalmente se esistono immobili o beni mobili vanno presentati i documenti relativi agli stessi, come titoli di acquisto, certificati di proprietà, provvedimenti di riconoscimento di un credito da parte dello Stato, certificazioni bancarie relative a conti correnti, depositi, portafogli azionari, ecc.
Per quanto riguarda invece gli eredi:
Tutti i beni e i diritti formano il cosiddetto attivo ereditario, anche se collocati all’estero, quindi vanno dichiarati. Si tratta in sostanza, in genere, dei seguenti:
Vanno però considerate anche le eventuali passività, come per esempio i debiti lasciati dal defunto, le spese mediche sostenute per lui dagli eredi negli suoi ultimi sei mesi di vita e quelle relative al funerale (entro un tetto massimo di 1550 euro).
Poiché si tratta di un atto di natura prettamente fiscale, non è necessario rivolgersi a un notaio: infatti ci si può avvalere anche di un professionista abilitato online, se si preferisce non affrontarla in prima persona.
È consigliabile rivolgersi invece a un notaio qualora l’eredità coinvolga la presenza di imprese o società, oppure non siano chiari il numero, la qualità e la disposizione dei beni compresi nel patrimonio, oppure ancora si verifichino situazioni complesse o controverse.