Chissà se avete mai sentito parlare di questi moltiplicatori catastali...

Ogni anno molte persone devono pagare l'Imposta Municipale Propria, meglio conosciuta con la sigla IMU.

Di solito si riceve dal proprio Comune una comunicazione in cui sono già segnalati gli importi di ogni rata, ma se desiderate sapere in anticipo quanto dovrete pagare o semplicemente volete sapere come funziona, dovete conoscere proprio i moltiplicatori catastali.

In questo nostro breve articolo andremo dunque a scoprire  di cosa si tratta, come si usano nei calcoli e qual è la loro funzione.

Cosa sono i moltiplicatori catastali?

I moltiplicatori catastali non sono altro che dei coefficienti previsti dalla normativa, che vengono utilizzati per calcolare l'ammontare dell'imposta.

Il loro valore è legato alle diverse categorie utilizzate per classificare i vari tipi di immobili e vengono applicati moltiplicando per il loro valore la rendita catastale rivalutata del 5 per cento.

Quanti moltiplicatori catastali esistono in relazione all'IMU?

La tabella viene fornita dall'Agenzia delle Entrate ed è disponibile anche sul sito del Ministero dell'Economia e delle Finanze, ma la riportiamo qui di seguito per maggiore comodità:

  • categoria A (esclusa la A/10): 160
  • categoria A/10: 80
  • categoria B: 140
  • categoria C/1: 55
  • categorie C/2, C/6 e C/7: 160
  • categorie C/3, C/4 e C/5: 14
  • categoria D (esclusa la D/5): 65
  • categoria D/5: 80

La categoria A individua abitazioni di varie tipologie, comprese quelle di pregio, mentre la A/10 rappresenta gli immobili adibiti a uffici.

Nella categoria B sono riuniti tutti quegli edifici come gli ospedali pubblici, le scuole, le prigioni, le caserme...

I negozi appartengono invece alla categoria C/1, mentre C/2, C/6 e C/7 raggruppano i garage, i magazzini, le tettoie ecc. non pertinenziali ad abitazioni principali.

Con C/3, C/4 e C/5 si indicano i laboratori artigiani, le palestre e gli stabilimenti balneari e termali senza fini di lucro.

La sigla D/5 identifica gli istituti di credito, di cambio e le assicurazioni, mentre dalla D/1 alla D/4 e dalla D/6 alla D/10 identificano i capannoni industriali, le fabbriche, i centri commerciali, e poi alberghi, teatri, cinema, ospedali privati e stabilimenti balneari e termali con fini di lucro.

Questo per quanto riguarda i fabbricati già edificati. Per i fabbricati e gli immobili in corso di costruzione il calcolo dell’IMU si applicherà al valore del terreno edificabile.

Per quanto concerne i terreni agricoli, nonché per quelli non coltivati, la base imponibile è costituita dal valore ottenuto applicando all'ammontare del reddito dominicale risultante in catasto, vigente al 1° gennaio dell'anno di imposizione, rivalutato del 25 per cento, un moltiplicatore pari a 135.

Per le aree fabbricabili, invece, la base imponibile è costituita dal valore venale in comune commercio al 1° gennaio dell’anno di imposizione.

moltiplicatori catastali

Moltiplicatori catastali e calcolo dell'IMU

Eccoci dunque arrivati al nocciolo del problema, ovvero l'utilizzo dei diversi moltiplicatori catastali previsti dalla legge per calcolare l'ammontare dell'IMU.

Quali sono i dati necessari per poter procedere con il computo?

Fondamentalmente sono tre:

  • rendita catastale dell’immobile;
  • coefficiente o moltiplicatore catastale;
  • aliquota stabilita dal Comune.

La prima voce, la rendita catastale, è un dato che si può trovare piuttosto facilmente se l’immobile è già censito e accatastato.

Essa è presente nell’atto di acquisto della casa, oppure nella visura catastale attuale, un documento ufficiale rilasciato dall’Agenzia delle Entrate che comprende tutti i dati catastali attuali dell’immobile in questione.

Abbiamo visto che i moltiplicatori catastali per le diverse categorie sono reperibili sul sito del Ministero dell'Economia e delle Finanze, come anche le aliquote stabilite da ciascun Comune italiano.

Infatti ogni Comune ha un certo margine di manovra: l'aliquota di base è pari all'8,6 per mille ma può essere diminuita o aumentata fino al 10,6 per mille.

Nel 2023 il Governo ha stabilito che, qualora il Comune manchi di deliberarne il valore, l'aliquota da considerare non sarà più quella dell'anno precedente ma quella minima nazionale.

Per prima cosa bisogna ottenere la cosiddetta base imponibile, che si ricava dalla semplice formula:

(rendita catastale + 5 per cento) x coefficiente catastale.

Alla base imponibile così ottenuta andrà applicata l'aliquota comunale.

Esempio di calcolo con i moltiplicatori catastali

Vediamo un piccolo esempio che ci permetterà di chiarire la procedura.

Poniamo il caso del proprietario di una seconda abitazione con una rendita catastale fissata a 500 euro, sita nel territorio di Firenze, che prevede un'aliquota pari al 10,6 per mille.

Avremo allora:

rendita catastale rivaluta del 5 per cento (525 euro) moltiplicata per il coefficiente catastale (160) = 84.000 euro

84.000 : 1000 x 10,6 = 890,40 euro, arrotondati a 890 euro.

Ricordiamo per amore di completezza che al momento l'abitazione principale, o “prima casa” è esentata dal pagamento dell'IMU a meno che non appartenga alle categorie degli immobili di lusso (A/1, A/8, A/9).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quanto qui pubblicato non può in alcun modo sostituire il parere personalizzato di un Professionista, potrebbe non essere adeguatamente aggiornato nel tempo e potrebbe comunque non essere applicabile al vostro caso. Vi invitiamo a rivolgervi ad un Notaio per l’analisi della vostra posizione e, qualora non lo facciate, il sito OkNotai non si assume alcuna responsabilità.

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