La rendita catastale è un valore fiscale connesso a un immobile che genera un reddito; è un dato fondamentale per riuscire a farsi un'idea dell'entità delle imposte che possono gravare su di esso ed è quindi utile imparare cosa significa, a cosa serve e come calcolarla.

A cosa serve la rendita catastale

Secondo l'articolo 23 del Regio Decreto del 13 aprile 1939, n. 652, che ha per oggetto l'“Accertamento generale dei fabbricati urbani, rivalutazione del relativo reddito e formazione del nuovo catasto edilizio urbano”, si tratta di un valore che viene attribuito agli immobili, che si tratti di fabbricati o di terreni.

Tale valore viene utilizzato per diversi scopi fiscali, ovvero:

  • calcolo dell'imposizione diretta e dell'IMU (Imposta Municipale Propria);
  • calcolo delle imposte su successioni e donazioni, ipotecaria e catastale;
  • calcolo del valore erariale di un bene e della sua redditività in termini erariali per determinare i valori di applicazione di una tassa o di un'imposta;
  • calcolo del valore del reddito fondiario.

Se l’immobile del quale vuoi conoscere la rendita catastale è già censito e accatastato si può trovare tale informazione nell’atto di acquisto della casa, oppure nella visura catastale attuale, un documento ufficiale rilasciato dall’Agenzia delle Entrate che comprende tutti i dati catastali attuali dell’immobile in questione.

È possibile richiedere la visura catastale di un immobile anche online, sul sito dell'Agenzia delle Entrate, oppure rivolgendosi a uno degli appositi sportelli collocati sul territorio nazionale.

I dati che servono per determinarla

In caso voleste procedere da soli al calcolo, ecco cosa è indispensabile conoscere:

  • le dimensioni dell’immobile o consistenza catastale (sono espresse in vani catastali, metri quadri o metri cubi, in base alla categoria catastale a cui appartiene l’immobile in oggetto);
  • la tariffa d'estimo elaborata dall'Agenzia delle Entrate (che varia in base alla categoria catastale dell'immobile e alla zona in cui è collocato).

Il primo dato si ottiene facendo riferimento alla categoria o classe in cui è inserito l'immobile. Esistono diversi gruppi:

  • A: immobili a uso abitazione o uffici;
  • B: immobili con carattere sociale o comunitario (uffici pubblici, scuole, biblioteche...);
  • C: immobili finalizzati ad attività commerciali o varie (negozi, magazzini, laboratori, garage, cantine);
  • D: immobili a destinazione speciale (alberghi, banche, teatri...), la cui rendita è determinata attraverso una stima diretta;
  • E: immobili a destinazione particolare (aeroporti, caserme, luoghi di culto), la cui rendita è determinata attraverso una stima diretta;
  • F: entità urbane (aree dismesse, ruderi, cantieri).

La consistenza catastale del gruppo A viene calcolata in vani; quella del gruppo B in metri cubi; quella del gruppo C in metri quadri. La rendita dei gruppi D ed E viene determinata tramite stima diretta effettuata dagli appositi uffici dell'Agenzia delle Entrate.

Il gruppo F identifica unità non atte a produrre reddito, perciò  queste non è collegata alcuna rendita catastale. Per quanto riguarda i terreni agricoli, invece, entrano in giro diversi fattori, tra i quali, per esempio, anche la tipologia di coltivazione.

Per ottenere la rendita catastale, dunque, non basta fare altro che moltiplicare la consistenza catastale dell’immobile per il valore riportato nelle tariffe di estimo (dato presente nelle visure rilasciate dall'Agenzia delle Entrate).

rendita catastale immobile

La rivalutazione e i moltiplicatori

Abbiamo detto che la rendita catastale è un valore fondamentale per ottenere la base imponibile (o valore catastale) su cui applicare le aliquote di diversi tipi di tasse e imposte. È quindi fondamentale che la rendita sia aggiornata. In caso contrario si possono utilizzare i coefficienti di rivalutazione.

Per un immobile appartenente alle classi A, C, D, E il coefficiente è 5 per cento, mentre al gruppo B si applica un coefficiente pari al 40 per cento.

Un altro aspetto fondamentale per quanto riguarda gli immobili destinati ad abitazione è la loro “tipologia”, se così vogliamo chiamarla. In pratica è importante sapere se si tratta di “prima casa” o di “seconda casa”, perché i parametri per il calcolo del valore catastale sono differenti.

Il coefficiente “prima casa”, infatti, vale 110, quello per la “seconda casa” 120.

Se vogliamo calcolare il valore catastale di una prima casa, per esempio, dobbiamo moltiplicare la sua rendita catastale rivalutata al 5 per cento per il coefficiente 110.

Il dato così ottenuto sarà la base imponibile relativa a quell’immobile per il calcolo delle tasse relative a una “abitazione principale”.

Ogni imposta ha poi un suo proprio moltiplicatore grazie al quale, a partire dalla base imponibile costituita dal valore catastale, è possibile calcolare la base imponibile alla quale applicare le aliquote delle varie imposte.

I calcoli non sono complessi di per sé, tuttavia bisogna destreggiarsi tra diversi fattori (estimo, categorie, consistenza catastale e, in caso ci interessino determinate imposte, i loro moltiplicatori) e non sempre è facile orientarsi in mezzo a tutte queste informazioni.

Perciò, in caso di bisogno, è sempre una buona idea rivolgersi a un consulente esperto in materia.

È importante ricordare che rendita catastale e valore commerciale sono e restano due cose ben distinte: il primo è un dato puramente fiscale, mentre il secondo, tramite una valutazione dell'immobile che tiene conto di diversi parametri, ne viene a definire il possibile prezzo di vendita.

Attribuzione della rendita catastale per nuove costruzioni

In caso di una nuova costruzione, il proprietario deve richiedere all’Agenzia del Territorio l’attribuzione della rendita catastale entro 30 giorni dal momento in cui l'immobile diventa agibile, proponendo un importo specifico al tecnico incaricato della valutazione.

Qualora la rendita catastale attribuita sia diversa da quella proposta, il contribuente ha il diritto di presentare ricorso all'Agenzia del Territorio, che ha a sua volta l'obbligo di notificare la rettifica all'interessato entro un anno di tempo.

Una volta trascorsi questi dodici mesi la rendita proposta diviene definitiva.

Quanto qui pubblicato non può in alcun modo sostituire il parere personalizzato di un Professionista, potrebbe non essere adeguatamente aggiornato nel tempo e potrebbe comunque non essere applicabile al vostro caso. Vi invitiamo a rivolgervi ad un Notaio per l’analisi della vostra posizione e, qualora non lo facciate, il sito OkNotai non si assume alcuna responsabilità.

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