Il sistema giuridico italiano prevede norme ben precise per quanto riguarda il cosiddetto diritto successorio (o ereditario).
L'articolo 565 del Codice Civile stabilisce dunque quali sono i beneficiari di una successione legittima. Vediamo di cosa si tratta e quali persone vengono individuate dalla legge come eredi legittimi.
Dolore e lutto non sono le uniche conseguenze che seguono alla dipartita di una persona cara. Infatti la morte è un evento che ha anche importanti risvolti giuridici, dato che al defunto devono subentrare i suoi eredi.
Come abbiamo visto in un precedente articolo, tale evento comporta alcuni adempimenti e precise formalità (dichiarazione di successione).
Per prima cosa dobbiamo ricordare che in Italia esistono fondamentalmente due tipologie di successione:
Nel primo caso il defunto (individuato come il “de cuius”) ha espresso le sue volontà redigendo un testamento, documento nel quale ha lasciato le sue disposizioni in merito all'eredità.
La successione legittima, invece, si apre in assenza di un testamento (o di uno valido) e a questo punto è la legge a stabilire quali persone sono chiamate all'eredità.
È importante ricordare, a questo proposito, che nel nostro Paese non si può disporre del proprio patrimonio del tutto liberamente, per quanto riguarda le questione ereditarie.
Vedremo infatti che gli eredi legittimi (coloro che secondo la normativa sono gli eredi del defunto “di default”) non possono essere “espropriati” delle loro quote.
Non è possibile, infatti, diseredare un figlio, per esempio, a meno che questi non si sia comportato in modo da risultare indegno. Tuttavia tale condizione non è soggettiva ma deve essere ufficialmente riconosciuta da una sentenza del Tribunale competente.
Alcuni crimini gravissimi possono portare all'esclusione dall'eredità; parliamo di
Vediamo ora quali sono le persone che per il nostro ordinamento giuridico hanno diritto all'eredità. Si tratta fondamentalmente dei parenti del defunto, quindi:
Il coniuge, naturalmente, non è un parente di sangue, ma è legato al defunto da un vincolo giuridicamente riconosciuto (che derivi dal matrimonio o dall'unione civile).
Qualora manchino tutti i gradi di parentela previsti dal Codice Civile per quanto riguarda la successione legittima, la legge stabilisce che l'eredità venga devoluta allo Stato.
Quando parliamo di fratelli o sorelle dobbiamo dunque specificare se intendiamo i discendenti (quindi due o più figli del de cuius) o i collaterali del defunto, poiché entrambe le “categorie” fanno parte di coloro che sono considerati eredi legittimari.
Per completezza prenderemo brevemente in esame entrambe le casistiche.
L'articolo 566 del Codice Civile stabilisce che al padre e alla madre succedano i figli in parti uguali. I casi qui sono solo due:
Nel primo caso al coniuge sopravvissuto spetta un terzo dell'eredità, mentre i due terzi restanti saranno suddivisi tra i figli in parti uguali.
Nel secondo caso i figli ereditano l'intero patrimonio, che viene spartito equamente tra di loro.
Poiché la normativa ha fissato quote e “categorie” al fine di osservare un principio di equità, accenniamo brevemente alla questione delle donazioni.
Se infatti in vita il de cuius ha donato beni mobili o immobili oppure denaro a uno dei figli o al coniuge, il valore di tali conferimenti deve essere esaminato, al fine di evitare disparità di trattamento fra i coeredi. Entra allora in gioco la collazione ereditaria.
Detto questo, è importante sottolineare che i figli non devono concorrere con altri eredi, a meno che non ci sia un coniuge (il quale ha il diritto di continuare ad abitare nella casa che era adibita a residenza familiare e a utilizzare i mobili che la arredano).
Ciò significa che la presenza dei figli “eclissa” totalmente i diritti degli altri coeredi (collaterali o ascendenti del defunto).
Nel caso di eredi diretti l'imposta di successione ha un'aliquota del 4 per cento e una franchigia di un milione di euro per ciascun erede.
In assenza di figli anche i collaterali del defunto rientrano nell'asse ereditario.
Qui la legge fa una differenza tra fratelli germani (che hanno in comune entrambi in genitori) e unilaterali (ovvero consanguinei se hanno in comune il padre, uterini se hanno la stessa madre).
Qualora concorrano all'eredità insieme, i secondi hanno diritto alla metà della quota che spetta ai primi.
Vediamo i diversi casi:
Nel primo caso due terzi spettano al coniuge, il rimanente terzo va ai fratelli e sorelle, diviso in parti uguali; nel secondo caso il coniuge eredita sempre i due terzi del patrimonio, mentre gli altri coeredi si spartiscono il restante terzo (ai genitori spetta almeno un quarto).
Se sopravvivono al defunto solo ascendenti e collaterali, il patrimonio va suddiviso tra loro in parti uguali (ai genitori spetta almeno la metà).
Se invece i superstiti sono solo i collaterali del cuius, il patrimonio verrà diviso tra loro in parti uguali.
Nel caso la successione legittima riguardi fratelli o sorelle del defunto, l'imposta di successione ha un'aliquota del 6 per cento e una franchigia di 100.000 di euro per ciascun erede.
La successione legittima è dunque quella che avviene in mancanza di un testamento, o qualora tale documento non sia valido o sia solo parziale.
I figli (oltre al coniuge) sono gli eredi “preferenziali”: è importante che fratelli e sorelle agiscano concordemente e nel pieno rispetto della legge e dei diritti degli altri coeredi.
Al fine di evitare problemi, litigi e altre spiacevoli eventualità, consigliamo di rivolgersi a un notaio, che saprà consigliarvi come muovervi nel campo della successione legittima.