La tassa di successione (chiamata anche imposta di successione) è un tributo indiretto che va corrisposto all'Agenzia delle Entrate, il cui ammontare dipende da quanto denunciato nella dichiarazione di successione, un adempimento obbligatorio in caso di eredità, a meno che non ricorrano specifiche condizioni.

In questo articolo, dopo una breve premessa generale, ci occuperemo soprattutto dei casi specifici riguardanti gli immobili e i conti correnti.

La tassa di successione: quando bisogna pagare

Abbiamo affermato all'inizio che la dichiarazione di successione è un adempimento fiscale obbligatorio, tranne che in talune circostanze.

Di cosa si tratta? Di una serie di moduli che gli eredi, i chiamati all’eredità e i legatari (o i loro rappresentanti legali) devono compilare e presentare in via telematica all'Agenzia delle Entrate entro un anno dall'apertura della successione.

Quando si può evitare di procedere con la dichiarazione? Quando si verificano contemporaneamente le seguenti circostanze:

  • l'eredità tocca al coniuge e ai parenti in linea retta del defunto;
  • l'asse ereditario ha un valore non superiore ai 100.000 euro;
  • l'asse ereditario non comprende beni immobili.

Dopo quanto detto è chiaro che il caso che ci interessa in questo articolo (ovvero la tassa di successione sugli immobili) richiede dunque la presentazione di tale documentazione. Entriamo più nei dettagli.

Tassa di successione e immobili

Ecco dunque che, all'atto della presentazione della dichiarazione di successione, vanno corrisposte immediatamente – tramite addebito sul conto corrente – le imposte ipotecaria e catastale, che riguardano naturalmente i beni immobili.

Queste due imposte corrispondono rispettivamente al due per cento e all'un per cento del valore degli immobili, con una soglia minima di 200 euro cadauna.

La tassa di successione, invece, viene richiesta in un secondo momento dall'Agenzia delle Entrate e viene calcolata in base alle aliquote e alle franchigie previste dalla legge a seconda del grado di parentela.

Avremo dunque le seguenti situazioni:

  • 4 per cento dell’importo eccedente il milione di euro per il coniuge o i parenti in linea retta;
  • 6 per cento dell’importo eccedente i 100.000 euro per fratelli e sorelle;
  • 6 per cento dell’importo senza alcuna franchigia per parenti sino al quarto grado;
  • 8 per cento dell’importo senza alcuna franchigia per altri soggetti.

In caso l'erede sia una persona con disabilità grave, non si applicano le imposte di trascrizione e le imposte catastali e la franchigia è elevata a 1.500.000 euro (ai sensi della Legge 104/92).

Ma come si fa a calcolare il valore degli immobili (in quanto considerati parte dell'attivo ereditario) in vista della tassa di successione?

Bisogna partire dalla rendita catastale, che va moltiplicata per un apposito coefficiente, che dipende dalla categoria a cui appartiene l'immobile, e poi rivalutata del 5 per cento.

Ecco quali sono i vari coefficienti da utilizzare nel calcolo:

  • 110 se l'immobile in questione è una “prima casa” (o abitazione principale);
  • 120 nel caso di un immobile in categoria catastale A o C;
  • 140 se l'immobile è in categoria catastale B;
  • 60 nel caso in cui appartenga alle categorie catastali A/10 (studi professionali e uffici) e D;
  • 40,8 per gli immobili di categoria catastale C/1 (negozi commerciali) ed E.

Riassumendo dunque, a parte le imposte ipotecaria e catastale, che sono comunque dovute, la tassa di successione si paga soltanto qualora la quota ereditaria ecceda le franchigie predisposte, ove previste, o per la parte eccedente tali franchigie.

Se, per esempio, un genitore lascia al figlio solamente un appartamento che ha un valore di 150.000 euro, questi non dovrà pagare alcuna tassa di successione.

Al contrario, se il figlio eredita dal genitore una quota che vale 1.500.000 euro, egli dovrà corrispondere all'erario una somma corrispondente al 4 per cento di 500.000 euro, che è la parte eccedente la franchigia di un milione stabilita dalla legge.

tassa di successione

Tassa di successione e conti correnti

Anche il denaro appartenente al defunto rientra naturalmente nel conto dell'attivo ereditario, insieme agli immobili, ai beni mobili di qualsiasi tipo (esclusi i titoli di Stato e  gli autoveicoli iscritti al Pubblico registro automobilistico) e ad azioni e partecipazioni in società.

Esistono disposizioni speciali riguardanti la successione in relazione ai conti correnti?

In realtà no, quindi si può dire che anche in questo caso valgono le aliquote e le franchigie già citate nel caso degli immobili appena trattato.

 

 

 

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