Viene chiamato erede universale colui o colei che eredita l'intero patrimonio, attivo e passivo, del defunto, anche definito de cuius.
In questo breve articolo cercheremo di scoprire qualcosa in più sulla figura dell'erede universale, su quali siano i suoi diritti e come, dove e da chi può essere nominato.
Prima di affrontare l'argomento direttamente riguardante l'erede universale vediamo di fare chiarezza sulle varie tipologie di eredi, se così possiamo definirle.
Abbiamo diverse figure e relative definizioni. Possiamo dunque trovarci di fronte ai seguenti casi di eredi:
Si definisce legittimo colui che viene considerato erede in base alla legge vigente, in mancanza di disposizioni differenti. Di norma rientrano in questa definizione i parenti più stretti della persona defunta, come il coniuge e i figli.
Viene chiamata erede legittimario la persona che non è stata esplicitamente nominata dal defunto, ma che per legge ha comunque diritto a ricevere una quota del patrimonio di quest'ultimo.
Il fiduciario è colui che è depositario dell’eredità; gli è stato assegnato il compito di consegnarla successivamente a un erede legittimo.
Con il termine beneficiato si indica quell’erede che, una volta accettata l’eredità, fa in modo di non confonderla con la propria, distinguendo le due cose. Si parla in questo caso di accettazione con beneficio di inventario.
Viene infine chiamato erede apparente colui o colei che, pur qualificandosi e comportandosi come un erede legittimo, di fatto non possiede le qualifiche per poter essere considerato tale.
Come sappiamo, la normativa italiana prevede l'esistenza dei cosiddetti eredi legittimi che, a parte rari casi che di solito hanno a che fare con una condotta penalmente rilevante, non possono essere esautorati dall'eredità.
Perciò l'erede universale, come abbiamo detto chi eredita l'intero patrimonio del defunto, può essere nominato sostanzialmente in due modi:
Nel primo caso è la legge a stabilire come il patrimonio di una persona debba essere suddiviso tra i vari eredi che ne hanno diritto o a chi debba essere affidato l'intero patrimonio nel caso di erede universale.
In questo caso si ha la successione legittima, che entra in campo quando il defunto non abbia lasciato traccia delle sue volontà in merito o nel caso in cui esse non risultino valide agli occhi della normativa.
Nel secondo caso (modalità testamentaria) è la persona stessa che, prima della propria morte, redige un testamento nel quale designa i propri eredi (o il proprio erede) e detta come essi devono spartirsi il suo patrimonio.
Salve restando le specifiche indicazioni che il sistema giuridico italiano prevede in questi casi, la via più semplice per designare una persona come proprio erede universale è quella di redigere un testamento olografo.
Una seconda possibilità è invece quella di recarsi da un notaio insieme a due testimoni al fine di costituire un testamento pubblico.
Nel caso di un testamento pubblico, il grande vantaggio è quello di potersi rivolgere a un professionista della materia, che può consigliare al meglio per quanto riguarda sia le normative di legge sia le procedure burocratiche.
Tutto ciò al fine di garantire che il testamento sia valido e perciò che le disposizioni del testatore in esso contenute possano essere rispettate.
Abbiamo già visto che la risposta non può che essere negativa, se si intende in assoluto, cioè in ogni frangente.
In caso di successione ex lege (ovverosia in mancanza del testamento) il coniuge diventa infatti automaticamente erede universale solo nel caso in cui non vi siano figli, ascendenti, o collaterali superstiti.
Come recita l'articolo 583 del Codice Civile, che regola appunto la “successione del solo coniuge”.
Stessa cosa avviene nell'eventualità che la successione sia regolata tramite testamento: per essere erede universale il coniuge deve essere il solo rimasto dei legittimari.